domenica 16 novembre 2014

Un sorso... e sentirsi in Paradiso


"non credevi che il paradiso
fosse solo lì al primo piano"

Così recita una canzone del grande Fabrizio De André... da parte mia non credevo, invece, di trovare "Il Paradiso" sul terzo scaffale dell'enoteca, cui sono solito andare la domenica mattina con amici a discorrere di vino.

Fonte: http://www.ilparadisodimanfredi.com/

L'azienda che produce questo Brunello prende il nome da un'abitazione contadina costruita agli inizi dell'800, chiamata "Il Paradiso", e da Manfredi che negli anni '50, insieme alla moglie Fortunata, ne acquista il podere, poco più di due ettari sul versante nord-est di Montalcino a circa 330 metri sul livello del mare.
La loro è una piccola produzione, di sole 9000 bottiglie l'anno... tutte da uve Sangiovese grosso, coltivate nel rispetto della natura.
La fermentazione dei loro vini avviene spontaneamente grazie a lieviti autoctoni e l'affinamento è in grandi botti di rovere di Slavonia, in particolare per il Brunello dura oltre 36 mesi (un anno in più rispetto al periodo minimo previsto dal disciplinare di produzione).

Fonte: http://www.ilparadisodimanfredi.com/

L'annata del vino in questione è la 2002... un'annata difficile in Toscana come nella maggior parte del resto d'Italia, con i mesi di agosto e settembre segnati dalle piogge, tanto da indurre Biondi Santi (un'istituzione nel territorio ilcinese) a non uscire con il Brunello ma con il Rosso di Montalcino Fascia Rossa.
Eppure lo strenuo lavoro in vigna operato da quest'azienda, unito all'attenta selezione dei grappoli, effettuata sia in fase di raccolta sia poco prima della pigiatura, ha restituito in bottiglia un vino che ha del miracoloso.


Il colore rosso granato vivace e di bellissima trasparenza induce a mettere il naso nel bicchiere, dove sentori di spezie orientali e prugna secca, note terrose e cenni di polvere da sparo, danno nell'insieme un'immagine coesa, amalgamata, capace di farmi abbandonare ad antichi ricordi... di quando da bambino, durante i pranzi domenicali, mi allontanavo per sbirciare nell'armadio di mia nonna e mi inebriavo di quei sentori di legno antico, nobile e di artigianale fattura, mentre le mie mani accarezzavano la soffice e bruna pelliccia che gelosamente quello scrigno celava.
Quella stessa delicatezza tattile, che un tempo lambiva le mie mani, mi è stata offerta all'assaggio dai soffici tannini che, uniti alla sapidità, hanno dato consistenza e gusto a un sorso equilibrato, importante e allo stesso tempo di buona scorrevolezza... un sorso persistente, elegante, paradisiaco.

Mi ritrovo infine a bicchiere vuoto, con il naso alla ricerca degli ultimi sentori di tabacco dolce e gli occhi che guardano tristi ma pacati i residui a drappeggiare la bottiglia... ultime vestigia di un pranzo domenicale.

Ora però bisogna farsi forza... domani è Lunedì!

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