lunedì 19 ottobre 2015

Il Sangiovese non è solo Toscana: Sangiovese Superiore Romagna DOC Godenza 2013 Noelia Ricci



Vedendo l'etichetta, la prima cosa che ho pensato è stata: Che scimmia è?

 

Una volta assaggiato, la prima cosa che ho pensato è stata: Che gran bel vino!

 

Di una bevibilità goduriosa... gustoso ed agile al palato; si presenta nel bicchiere con un colore rubino vivace e di bella trasparenza. Il profumo è delicato e non invasivo, di quelli che ti accarezzano le narici, e sussurra sentori di ciliegia e fiori incorniciati da cenni di macchia mediterranea e tabacco dolce. Elegante!

 

A tavola la bottiglia è finita in un batter d'occhio: segno oggettivo della sua bontà!

 

Ecco uno di quei vini che mi ricorda come il Sangiovese non sia solo Toscana.

 

In cantina ne ho un'altra bottiglia! Prima di questo stappo, il proposito era di regalarla a un amico... ma visto che è così buona, quasi quasi me la tengo!

 

Ma no! Scherzo! Il vino è condivisione :)

 

P.S.: La scimmia in etichetta, da quanto ho potuto capire facendo una ricerca sul web, simboleggia il Sangiovese e suggerisce un ritorno alle origini... da un articolo pubblicato un paio di settimane fa su Bibenda7 (ed al quale rimando per un approfondimento) leggo: "Noelia Ricci fu colei che, negli anni Settanta, ebbe l'intuizione di reimpiantare il Sangiovese nella proprietà di famiglia, Villa La Pandolfa, nel cuore della valle del Rabbi di Predappio ... Come il primate è, in qualità di nostro antenato più prossimo, il vincolo che ci lega al mondo animale, così rappresenta per il Sangiovese un ritorno a "casa" e alla terra che l'ha generato: l'Appennino Tosco-Romagnolo. Un ritorno alle origini che accomuna uomo e vitigno, attraverso una semplice bottiglia di vino".
Secondo alcuni, infatti, il Sangiovese sarebbe originario proprio dell'Appennino Tosco-Romagnolo e, a sostegno di tale ipotesi, il suo nome (dal latino "Sanguis Jovis", ossia "sangue di Giove") pare derivare dal Monte Giove, sito nei pressi di Sant'Arcangelo di Romagna, dove i monaci cappuccini producevano un vino rosso apprezzato anche da papa Leone XII.

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