domenica 29 gennaio 2017

Film enoici: French Kiss

"Il vino è come la gente. La vigna raccoglie le influenze della vita che ha intorno, le assorbe, e così assume la sua personalità."

Immagine presa dal web

Si tratta di una commedia romantica in cui la bellissima Meg Ryan, nei panni dell'americana Kate, vince la paura di volare e va in Francia, oltreoceano, per riconquistare il fidanzato... sull'aereo incontra il francese  Luc Teyssier, impersonato da Kevin Kline, un ladro gentiluomo disposto a tutto per far rivivere una vecchia vigna abbandonata nei pressi della sua città natale, "anche ad inginocchiarsi e a pregare", nonché rubare una preziosissima collana di diamanti, che tiene temporaneamente nascosta tra le radici di una piccola pianta di vite e che poi cercherà di vendere a Cartier.

Così, tra divertenti disavventure e paesaggi pittoreschi, tra i due scocca inconsapevolmente l'amore ed il film si conclude con un appassionato "french kiss".

Perché ve ne sto a parlare, ora, su un blog di vino?

Perché, penso, che ad un enoappassionato possa piacere questo film!

Ci sono paesaggi vitati, piccoli borghi, scene girate in vigna, tavolate sotto le fresche con vigneron e... una scena, in particolare, che reputo particolarmente sensuale... non è quella del bacio francese (che, tra l'altro, non è male!), ma quella in cui Kate chiede a Luc di vedere la sua stanza nella casa di campagna dei genitori (viticoltori da tre generazioni)... Luc sorseggia distratto un calice di vino e, nel frattempo, Kate trova una vecchia scatola dove sono bottigliette con dentro varie essenze... un lavoretto che, da ragazzo, Luc fece per la scuola:
Kate: "Che cos'è? Cosa contengono quelle bottigliette?"
Luc: "Prima devi assaggiare il vino" e porgendogli il calice continua "Mi sai descrivere il gusto?"
Kate: "E' un buon vino rosso."   
Luc: "Secondo me puoi fare di meglio!"
Kate: "Un vino robusto... con una nota sofisticata, ma non pretenziosa"
Luc: "Mm"
Kate: "A dire il vero, parlavo fra me e me... Io non me ne intendo"
Luc: "Il vino è come la gente. La vigna raccoglie le influenze della vita che ha intorno, le assorbe, e così assume la sua personalità... Ecco, fiuta..." porgendole alcune bottigliette che ha aperto.
Kate: "Rosamrino?"
Luc: "Oui"
Kate: "Qualche tipo di fungo?"
Luc: "Mm, molto bene!" poi aprendone altre "Cassis, ribes nero, menta, lavanda... Sono dappertutto qua intorno, nel terreno, nell'aria... Ora assaggia di nuovo il vino..."
Kate: chiudendo gli occhi si porta al naso il bicchiere, "Il ribes si sente immediatamente... E dalla bottiglia marrone... La lavanda! Incredibile, le hai preparate tu queste bottiglie?"
Luc: "Oui"
Kate: "Incredibile! Grazie!" e lo bacia sulla guancia con conturbante delicatezza.

Ok! Spero di avervi incuriosito abbastanza... ora se vi va guardatevi il trailer ;)









venerdì 20 gennaio 2017

Il report di "Wine Fitness: Falerno del Massico"

Ristorante Pizzeria "La Frasca", Pozzuoli - 19/01/2017



Subito furono portate delle anfore di vetro scrupolosamente sigillate con il gesso, sul cui collo erano apposte delle etichette con questa scritta: "Falerno Opimiano di cent'anni". Mentre eravamo intenti a leggere le etichette, Trimalcione batté le mani e disse: "Ahimè, dunque il vino vive più a lungo di un ometto. Perciò beviamo pure come spugne! Il vino è vita. E questo è Opimiano puro. Ieri non ne ho offerto di così buono, eppure cenavano persone ben più di riguardo" (Satyricon, Petronio).
Secondo una leggenda il dio Bacco, sulle falde del monte Massico, nei pressi di Mondragone, comparve sotto mentite spoglie ad un vecchio agricoltore di nome Falerno, il quale, nonostante la sua umile condizione, lo accolse offrendogli tutto quel che aveva, ossia latte, miele e frutta; commosso dalla sua generosità, Bacco trasformò il declivio del monte Massico in un florido vigneto ed il vino lì prodotto, conosciuto con il nome di Falerno, divenne il più noto e apprezzato dell’antichità... si può addirittura considerare il Falerno come la prima denominazione di origine dell’enologia mondiale; infatti, gli antichi romani usavano conservarlo in anfore chiuse da tappi muniti di targhette (pittacium) che ne garantivano l’origine e l’annata.
Con la decadenza dell’Impero romano, purtroppo si affievoliscono le testimonianze relative a questo vino; già Orazio gli preferiva il Cecubo o il vino di Taranto e Plinio lamentava la scomparsa del vero Falerno e deplorava la comune pratica dei vignaioli, i quali per fronteggiare la crescente domanda, non si preoccupavano della peggiore qualità dell’uva. Dopo secoli di oblio, il Falerno fu ripescato da Carlo d’Angiò allorquando, con la costruzione dei “Regi Lagni”, avviò un’opera di bonifica e di recupero e diede nuovo impulso alla viticoltura campana.
Attualmente l’area di produzione del Falerno del Massico comprende cinque comuni (Sessa Aurunca, Cellole, Mondragone, Falciano del Massico e Carinola), ubicati all’estremità nord-occidentale della provincia di Caserta... si tratta di una zona compresa tra il fiume Volturno, il crinale del monte Massico, la costa Tirrenica e il fiume Savone, corrispondente all’antico “ager falernus” e caratterizzata dalla presenza di terreni vulcanici e ricchi di tufo. Questa denominazione prevede: un "Bianco" da uve Falanghina, dagli eleganti sentori di frutta esotica e dal sapore morbido ed equilibrato; un "Rosso" a base di Aglianico e Piedirosso, complesso al naso e dai tannini fitti ma non aggressivi; un "Primitivo" dal colore intenso e con profumi di frutti a bacca nera ben maturi, corposo e morbido al gusto.



VINI DEGUSTATI E RELATIVE AZIENDE PRODUTTRICI

VERSANTE NORD-OVEST

Si caratterizza, rispetto al versante sud-est, per la presenza di terreni più compatti, con maggiore presenza di argilla e calcare, che raggiungono tra l'altro un'altitudine maggiore; soggetto a maggiori perturbazioni metereologiche, in questo versante il vitigno più diffuso è l'Aglianico.

Villa Matilde

La storia di quest'azienda inizia negli anni '70, quando l'avvocato Francesco Paolo Avallone, appassionato di storia e di vini, incuriosito dai racconti di più autori latini, decise di riportare in vita il Falerno. Dopo anni di studio, coadiuvato da un gruppo di amici, tra cui alcuni docenti della Facoltà di Agraria dell'Università degli Studi di Napoli "Federico II", l'avvocato Avallone individuò in alcuni ceppi sopravvissuti miracolosamente al passaggio della fillossera, le varietà di viti da cui, secondo lui, si otteneva il leggendario vino di epoca romana. Dal reimpianto di questi ceppi nacque Villa Matilde, oggi guidata dai figli di Francesco Paolo, Maria Ida e Salvatore Avallone.

L'azienda ha sede a Cellole, mentre i vigneti che danno origine al suo Falerno del Massico sorgono nei territori dei comuni di San Castrese e Sessa Aurunca, alle pendici del vulcano spento di Roccamonfina ad un'altitudine di circa 140 metri sul livello del mare.

Il Falerno del Massico Bianco è ottenuto da uve Falanghina (biotipo denominato "falernina") e matura in solo acciaio. Produzione media annua: 70'000 bottiglie.

2015: Dal colore giallo paglierino, esprime al naso sentori di frutta a polpa bianca, note di erbe aromatiche ed, infine, cenni di frutta tropicale. Di discreta struttura e morbidezza al gusto, mostra buona acidità e chiude con una lunga scia sapida. 3 anfore.

Il Falerno del Massico Rosso è ottenuto, invece, da uve Aglianico (80%) e Piedirosso (20%); la macerazione sulle bucce è condotta per 20/25 giorni; il vino matura in parte in barrique nuove di rovere di Allier ed in parte in botti tradizionali di rovere di Slavonia da 10 a 35 hl per 10/12 mesi.
Produzione media annua: 100'000 bottiglie.

2011: Dal colore rosso rubino che sfuma nel granato, presenta al naso sentori di prugna, frutti di bosco e sottili note di spezie dolci; mostra al gusto tannini vellutati, buona struttura e scorrevolezza. 3 anfore.

1989: Colore ancora perfettamente uniforme, nonostante la veneranda età; di grande e fine complessità olfattiva, descritta da sentori di spezie orientali, erbe officinali, china, fiori secchi, legno nobile e liquirizia; al gusto è di un'incantevole piacevolezza gustativa! 5 anfore.



Masseria Felicia

Protagonista della giovane storia di questa piccola azienda artigianale è Felicia Brini che, lasciata la frenetica vita della città, decide di trasferirsi in campagna, dove i genitori hanno ristrutturato un antico casale di inizio '900, e di dedicarsi alla produzione di vino e di olio.

Adagiati sulle pendici del Massico, i vigneti dell'azienda raggiungono anche i 200 metri sul livello del mare e sorgono su terreni ricchi di elementi di natura vulcanica.

Il Falerno del Massico Rosso è a base di uve Aglianico e matura in solo acciaio.
Produzione media annua: 10'000 bottiglie.

2012: Dall'intenso colore rosso rubino, mostra un naso scuro, dove dominano note cineree fuse a sentori di ciliegie e frutti di bosco; presenta al gusto tannini ancora scalpitanti e una grande freschezza che ne facilita la beva. 4 anfore.


VERSANTE SUD-EST

Presenta rilevi con pendenze più dolci rispetto al versante nord-est, nonché terreni  meno compatti; dal clima più caldo e asciutto, questo versante ha il Primitivo come suo vitigno più diffuso.

Moio

La fama di quest'azienda è legata al Comm. Michele Moio che, sin dal secondo dopoguerra, si prodigò alla riscoperta del vino Falerno, vedendo nel Primitivo il vitigno alla base di questo vino così elogiato dagli antichi romani.

L'azienda è sita in Mondragone ed i suoi vigneti, da cui si ottiene il Falerno del Massico, sorgono a ridosso del litorale domizio a pochi metri sul livello del mare.

Il Falerno del Massico Primitivo è ottenuto, appunto, da sole uve Primitivo vendemmiate nel mese di settembre, questo vino matura per un anno in botti di rovere di Slavonia. Produzione media annua: 40'000 bottiglie.

2013: Colore rosso cupo, impenetrabile. Al naso emergono sentori di prugna e frutti di bosco, note di cannella, cenni di liquirizia e di caffè; avvolgente e caldo al gusto, mostra grande struttura e tannini delicati. 3 anfore.

Cantina Papa

L'azienda vitivinicola ha una storia lunga un secolo, affondando infatti le sue radici nei primi decenni del '900. Discendente da una famiglia di viticoltori, Antonio Papa, dottore in Lettere Classiche specializzato in Archeologia, guida oggi l'azienda insieme al padre Gennaro.  

I vigneti della cantina, 5 ettari dislocati in tre località di Falciano del Massico, sono ad un'altitudine compresa tra 100 e 200 metri sul livello del mare e sorgono su terreni di origine vulcanica.

Il Falerno del Massico Primitivo "Conclave" è a base di uve Primitivo e matura in barrique nuove e usate per 3/5 mesi. Produzione media annua: 10'000 bottiglie.

2014: Di colore rosso cupo, al naso dominano sentori di olive nere, mentre al gusto si fa apprezzare per la scorrevolezza nonostante la struttura importante. 4 anfore.



Wine Fitness, la palestra del vino degli Enodegustatori Campani.

Tenetevi aggiornati sui prossimi incontri su http://www.enodegustatoricampani.it oppure seguite la pagina facebook "Enodegustatori Campani".





venerdì 13 gennaio 2017

Una full immersion nei sapori e nelle tradizioni dell'Agro Aversano




Sabato 14 e Domenica 15 Gennaio: Una bellissima due giorni nell'Agro Aversano, organizzata dall'amministrazione comunale di Cesa e dalla Pro Loco... con tanto di visite guidate alle magnifiche "Alberate Aversane" e alle suggestive grotte di Cesa, rappresentazioni teatrali, musiche de "I Figli di Cibele" e tanto altro ancora.

Insomma! In questo fine settimana avrete l'opportunità di assaporare tutto ciò che c'è di buono nell'Agro Aversano... natura, cultura, arte, spettacolo, musica ed enogastronomia! 

"Viaggio nei sapori e nella tradizione Atellana all'ombra della Vite Maritata al Pioppo"... un nome che è tutto un programma... eccolo al seguente link.

Piccolo appunto: Per chi vuole vedermi all'opera, nonché assaggiare "aggratis" qualche calice di Asprinio d'Aversa in versione ferma e spumante... l'appuntamento è alle 17:00 presso la sede della Pro Loco Cesa. Occhio, però, che è necessario prenotare inviando una mail a prolococesa@libero.it.
Piccolo consiglio: Affrettatevi perché i posti sono limitati!

Ringrazio per avermi coinvolto in questa bellissima iniziativa il giornalista enogastronomico Carlo Scatozza, che mi darà tra l'altro anche una mano durante la degustazione ;)





venerdì 6 gennaio 2017

L'Aglianico di Cantina Riccio




A quanti di voi è mai capitato di ricevere in regalo da qualcuno una bottiglia di vino come augurio di buone feste?

A quanti di voi è mai capitato di sentire questa gentile persona raccontare, entusiasta, di come tale bottiglia sia prodotta da un suo parente?

A quanti di voi è mai capitato di dover dare, poi, un parere sul quel vino?

A me è capitato quest'anno con una bottiglia regalata per le feste di Natale dal mio Direttore :))))))))))

Si tratta di una bottiglia di "Irpinia Aglianico" 2013 prodotta da Cantina Riccio.

Fondata di recente da Giuseppe De Marco (che ha ripreso in chiave moderna l'attività del nonno Peppino), Cantina Riccio nasce in un territorio di antica tradizione vitivinicola e trae il nome dal soprannome che aveva il suo fondatore da bambino per i folti ricci. La scritta "I vini di Janus", impressa sulle etichette dei vini prodotti, ricorda invece l'origine del nome della località dove sorge l'azienda, Chiusano di San Domenico: il borgo medioevale di questo caratteristico paese dell'Irpinia pare, infatti, sia stato costruito nei pressi dei ruderi di un tempio dedicato a Giano (Janus); la distruzione del tempio avvenuta con l'affermarsi della religione Cristiana originò l'espressione "Clausus Jani" (che, tradotta liberamente, potrebbe indicare la chiusura del tempio di Giano), da cui sarebbe derivato appunto il nome Chiusano.

L'azienda vitivinicola, in costante espansione, si avvale della consulenza dell'enologo Riccardo Cotarella e dagli 11 ettari coltivati a vite in più comuni dell'Irpinia ottiene una produzione di circa 50'000 bottiglie l'anno.

L'Aglianico in questione, affinato in solo acciaio, è ottenuto da uve raccolte manualmente da viti coltivate a circa 500 metri sul livello del mare nel territorio di Montemarano; dal colore rosso rubino intenso, presenta un naso delicato, descritto da sentori di ciliegia, frutti di bosco e sottili note di fiori rossi su un lievissimo sottofondo balsamico dai contorni speziati. Al gusto si fa notare per la ricchezza di estratti: la struttura, supportata da tannini ben presenti ma non aggressivi, è piuttosto importante ma non pesante; il sorso gode, infatti, di una buona scorrevolezza conferita dall'acidità, che ben bilancia tra l'altro la componente alcolica. Piacevole e finemente amarognolo il fin di bocca.
Si tratta di un vino gastronomico... che richiama il cibo a tavola.

Gradito regalo Prof.!

Il vino è promosso ;)


Cantina Riccio
Contrada Campore
83040 Chiusano di San Domenico (AV)
tel. 0825985631
cell. 3355375189
email: info@cantinariccio.it







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