Subito furono
portate delle anfore di vetro scrupolosamente sigillate con il gesso, sul cui
collo erano apposte delle etichette con questa scritta: "Falerno Opimiano
di cent'anni". Mentre eravamo intenti a leggere le etichette, Trimalcione
batté le mani e disse: "Ahimè, dunque il vino vive più a lungo di un
ometto. Perciò beviamo pure come spugne! Il vino è vita. E questo è Opimiano
puro. Ieri non ne ho offerto di così buono, eppure cenavano persone ben più di
riguardo" (Satyricon,
Petronio).
Secondo
una leggenda il dio Bacco, sulle falde del monte Massico,
nei pressi di Mondragone, comparve sotto mentite spoglie ad un vecchio agricoltore di nome
Falerno, il quale, nonostante la sua umile condizione, lo accolse
offrendogli tutto quel che aveva, ossia latte, miele e frutta; commosso dalla
sua generosità, Bacco trasformò il declivio del monte Massico in un florido vigneto ed il vino
lì prodotto, conosciuto con il nome di Falerno, divenne il
più noto e apprezzato dell’antichità... si può addirittura considerare il
Falerno come la prima denominazione di origine dell’enologia mondiale; infatti,
gli antichi romani usavano conservarlo in anfore chiuse da tappi muniti di
targhette (pittacium) che ne garantivano l’origine e l’annata.
Con la
decadenza dell’Impero romano, purtroppo si affievoliscono le testimonianze
relative a questo vino; già Orazio gli preferiva il Cecubo o il vino di Taranto
e Plinio lamentava la scomparsa del vero Falerno e deplorava la comune pratica
dei vignaioli, i quali per fronteggiare la crescente domanda, non si
preoccupavano della peggiore qualità dell’uva. Dopo secoli di oblio, il Falerno
fu ripescato da Carlo d’Angiò allorquando, con la costruzione dei “Regi Lagni”,
avviò un’opera di bonifica e di recupero e diede nuovo impulso alla viticoltura
campana.
Attualmente
l’area di produzione del Falerno del
Massico comprende cinque comuni (Sessa Aurunca, Cellole, Mondragone,
Falciano del Massico e Carinola), ubicati all’estremità nord-occidentale della
provincia di Caserta... si tratta di una zona compresa tra il fiume Volturno,
il crinale del monte Massico, la costa Tirrenica e il fiume Savone,
corrispondente all’antico “ager falernus” e caratterizzata dalla presenza di terreni
vulcanici e ricchi di tufo. Questa denominazione prevede: un "Bianco"
da uve Falanghina, dagli eleganti
sentori di frutta esotica e dal sapore morbido ed equilibrato; un
"Rosso" a base di Aglianico
e Piedirosso, complesso al naso e dai
tannini fitti ma non aggressivi; un "Primitivo" dal colore intenso e
con profumi di frutti a bacca nera ben maturi, corposo e morbido al gusto.
VINI DEGUSTATI E
RELATIVE AZIENDE PRODUTTRICI
VERSANTE
NORD-OVEST
Si
caratterizza, rispetto al versante sud-est, per la presenza di terreni più compatti,
con maggiore presenza di argilla e calcare, che raggiungono tra l'altro un'altitudine
maggiore; soggetto a maggiori perturbazioni metereologiche, in questo versante il
vitigno più diffuso è l'Aglianico.
Villa Matilde
La
storia di quest'azienda inizia negli anni '70, quando l'avvocato Francesco
Paolo Avallone, appassionato di storia e di vini, incuriosito dai racconti di
più autori latini, decise di riportare in vita il Falerno. Dopo anni di studio,
coadiuvato da un gruppo di amici, tra cui alcuni docenti della Facoltà di
Agraria dell'Università degli Studi di Napoli "Federico II", l'avvocato
Avallone individuò in alcuni ceppi sopravvissuti miracolosamente al passaggio
della fillossera, le varietà di viti da cui, secondo lui, si otteneva il
leggendario vino di epoca romana. Dal reimpianto di questi ceppi nacque Villa
Matilde, oggi guidata dai figli di Francesco Paolo, Maria Ida e Salvatore
Avallone.
L'azienda
ha sede a Cellole, mentre i vigneti che danno origine al suo Falerno del
Massico sorgono nei territori dei comuni di San Castrese e Sessa Aurunca, alle
pendici del vulcano spento di Roccamonfina ad un'altitudine di circa 140 metri
sul livello del mare.
Il
Falerno
del Massico Bianco è ottenuto da uve Falanghina (biotipo denominato "falernina") e matura in
solo acciaio. Produzione media annua: 70'000 bottiglie.
2015: Dal colore
giallo paglierino, esprime al naso sentori di frutta a polpa bianca, note di
erbe aromatiche ed, infine, cenni di frutta tropicale. Di discreta struttura e
morbidezza al gusto, mostra buona acidità e chiude con una lunga scia sapida. 3 anfore.
Il
Falerno
del Massico Rosso è ottenuto, invece, da uve Aglianico (80%) e Piedirosso
(20%); la macerazione sulle bucce è condotta per 20/25 giorni; il vino matura
in parte in barrique nuove di rovere di Allier ed in parte in botti
tradizionali di rovere di Slavonia da 10 a 35 hl per 10/12 mesi.
Produzione
media annua: 100'000 bottiglie.
2011: Dal colore
rosso rubino che sfuma nel granato, presenta al naso sentori di prugna, frutti
di bosco e sottili note di spezie dolci; mostra al gusto tannini vellutati,
buona struttura e scorrevolezza. 3 anfore.
1989: Colore ancora
perfettamente uniforme, nonostante la veneranda età; di grande e fine
complessità olfattiva, descritta da sentori di spezie orientali, erbe
officinali, china, fiori secchi, legno nobile e liquirizia; al gusto è di un'incantevole piacevolezza
gustativa! 5 anfore.
Masseria Felicia
Protagonista
della giovane storia di questa piccola azienda artigianale è Felicia Brini che,
lasciata la frenetica vita della città, decide di trasferirsi in campagna, dove
i genitori hanno ristrutturato un antico casale di inizio '900, e di dedicarsi
alla produzione di vino e di olio.
Adagiati
sulle pendici del Massico, i vigneti dell'azienda raggiungono anche i 200 metri
sul livello del mare e sorgono su terreni ricchi di elementi di natura
vulcanica.
Il
Falerno
del Massico Rosso è a base di uve Aglianico
e matura in solo acciaio.
Produzione
media annua: 10'000 bottiglie.
2012: Dall'intenso
colore rosso rubino, mostra un naso scuro, dove dominano note cineree fuse a
sentori di ciliegie e frutti di bosco; presenta al gusto tannini ancora
scalpitanti e una grande freschezza che ne facilita la beva. 4 anfore.
VERSANTE SUD-EST
Presenta
rilevi con pendenze più dolci rispetto al versante nord-est, nonché terreni meno compatti; dal clima più caldo e asciutto,
questo versante ha il Primitivo come
suo vitigno più diffuso.
Moio
La
fama di quest'azienda è legata al Comm. Michele Moio che, sin dal secondo
dopoguerra, si prodigò alla riscoperta del vino Falerno, vedendo nel Primitivo il vitigno alla base di questo
vino così elogiato dagli antichi romani.
L'azienda
è sita in Mondragone ed i suoi vigneti, da cui si ottiene il Falerno del Massico, sorgono a ridosso del litorale domizio a pochi metri sul livello del mare.
Il
Falerno
del Massico Primitivo è ottenuto, appunto, da sole uve Primitivo vendemmiate nel mese di
settembre, questo vino matura per un anno in botti di rovere di Slavonia.
Produzione media annua: 40'000 bottiglie.
2013: Colore rosso
cupo, impenetrabile. Al naso emergono sentori di prugna e frutti di bosco, note
di cannella, cenni di liquirizia e di caffè; avvolgente e caldo al gusto,
mostra grande struttura e tannini delicati. 3
anfore.
Cantina Papa
L'azienda
vitivinicola ha una storia lunga un secolo, affondando infatti le sue radici
nei primi decenni del '900. Discendente da una famiglia di viticoltori, Antonio
Papa, dottore in Lettere Classiche specializzato in Archeologia, guida oggi
l'azienda insieme al padre Gennaro.
I
vigneti della cantina, 5 ettari dislocati in tre località di Falciano del
Massico, sono ad un'altitudine compresa tra 100 e 200 metri sul livello del
mare e sorgono su terreni di origine vulcanica.
Il
Falerno
del Massico Primitivo "Conclave" è a base di uve Primitivo e matura in barrique nuove e
usate per 3/5 mesi. Produzione media annua: 10'000 bottiglie.
2014: Di colore
rosso cupo, al naso dominano sentori di olive nere, mentre al gusto si fa
apprezzare per la scorrevolezza nonostante la struttura importante. 4 anfore.
Wine Fitness,
la palestra del vino degli Enodegustatori
Campani.
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aggiornati sui prossimi incontri su http://www.enodegustatoricampani.it
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