giovedì 9 aprile 2015

L'etichetta è brutta ma il vino è da paura!!!


Oggi ho bevuto un bottiglia di vino dall'etichetta davvero brutta, "gorgonica", tanto che a guardarla sullo scaffale di un'enoteca mi avrebbe distolto dal comprarla.

Per mia fortuna, tale etichetta non è riuscita a distogliere dall'acquisto un mio amico più lungimirante (lo stesso che ha giustamente definito "gorgonica" quest'etichetta).

Il vino, al contrario dell'etichetta (di oggettiva bruttezza), si è presentato con un naso di straordinaria bellezza... un naso nobile che, con i suoi sentori di spezie orientali e di comò, i suoi cenni di caffè e di pesca, sembrava dirmi "Sono un Brunello! Uno di quelli di più squisita fattura"... ed, in effetti, lo era!

Si trattava del Brunello di Montalcino 2008 Podere Sante Marie dei coniugi Colleoni, un vino nato nel rispetto del territorio e maturato in grandi botti di rovere.

All'assaggio non era di struttura consistente (considerando la tipologia), ma ciò ne ha favorito la beva; il vino scorreva infatti con l'agilità di una gazzella che sfugge al leone nella calda savana africana.
Permangono, però, ben impressi nella mente l'eleganza, gli aromi di bocca, il piacevole ricordo della bevuta.


Un vino che mi è piaciuto davvero molto!

Peccato però per l'etichetta... perché anche l'occhio vuole la sua parte!

Nel caso specifico, si tratta di una piccola produzione (poche migliaia di bottiglie l'anno, che vanno letteralmente a ruba); mi domando, però, in altri casi (e ce ne sono molti): Quanto vale l'avere una bella etichetta sulla bottiglia? Che incidenza ha questo fattore sulle vendite?

Ad ogni modo, come disse un saggio, "meglio un vino buono con un'etichetta brutta che viceversa". 

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